I CONTEMPORANEI 3000

&

AZIENDA AGRICOLA

FERRIN

 

Località Casali Maione, 8 - Bugnins
33030 Camino al Tagliamento
(Udine)

 

PRESENTANO:

 

presentano:

Giorgio VALENTINUZZI

in:

FORME PLASTICHE

 

 

CHE COSA FACCIO QUANDO DIPINGO

(WHAT DO I DO WHEN I PAINT)

dal 5 al 30 gennaio 2012

inaugurazione

giovedì 5 gennaio 2012

dalle ore 18.00 (circa)

Comunicato stampa 

 

dove siamo

 

 

 

 

PER GIORGIO VALENTINUZZI UNA MOSTRA FRA ITALIA E GRECIA - PASSANDO DAL WEB

 

La Terra, il Fuoco, l'Aria, l'Acqua e l'Arte come quintessenza: c'è tutto nell'ultimo exploit di Giorgio Valentinuzzi, che presenterà la sua esposizione primaria, poliedrica-mente concepita, alla vigilia dell'Epifania a Casali Maione di Bugnins di Camino al Tagliamento (Udine), nell'Azienda dei mecenati vignaioli Fabiola e Paolo Ferrin. Tema conduttore della manifestazione, che sulle vie dell'aria già tanta strada ha percorso con i commenti e molta altra ne percorrerà per terra e per mare, sono le "Forme plastiche", qui espresse dall'artista udinese Giorgio Valentinuzzi in 12 opere, tutte olio su tela di grande formato; una per ciascuno dei mesi dell'anno passato e di quelli precedenti, come di quello iniziato e dei successivi, in un richiamo all'eternità del tempo e dell'arte. Contestualmente all'apertura della mostra, alle 18, accanto alle vigne della Ferrin, ancora tra Terra e Aria, ma con "l'Acqua di Cana", sarà festa attorno al Fuoco di un grande Pignarûl epifanico e se la tradizione risale ai riti celti del dio Beleno, qui il significato di Epifania-manifestazione, si espanderà dalle forme plastiche delle fiamme a quelle del fumo per manifestare, appunto, gli auspici da trarre per la prossima annata artistica. Sarà quindi festa, perché, senza mistificazioni, il fuoco dell'arte è nella creazione e gli auspici non potranno che essere positivi perché l'arte, come l'universo, non ha un orientamento, né un sopra o un sotto se non per chi lo voglia arbitrariamente stabilire, quindi il fumo, ovunque andrà, andrà bene e tutti possono già confidare in questo, come nella certezza del falò e non viceversa. Ancora, però, non basta: questa mostra che - come premesso - arriva da lontano, quasi in un cammino che richiama quello epifanico dei Magi, racconta il  suo viaggio. Sì, perché la realizzazione delle opere è stata seguita attimo per attimo come forse mai prima nella storia per così lungo tempo. Questo reportage in tempo reale, che è stato chiamato con il semplice ed altrettanto esplicativo titolo : "Cosa faccio quando dipingo", documenta in presa diretta l'autore durante la creazione delle opere, affiancato dall'amico ed aiutante Edi Cola Antoniolo e integrato da un repertorio di brani musicali d'eccezione (alcuni dello stesso Giorgio Valentinuzzi), oltre che dai commenti di centinaia di appassionati che hanno seguito via web l'evolversi di questa soap painting in 43 episodi, è stato raccolto in un DVD. Il tutto, costituisce un vero e proprio viaggio alle origini e attorno al fasma - termine ancora fior di conio tratto da Georges Didi-Huberman dal greco phasma - alla scoperta dell'immagine che nella mente di un artista precede l'ispirazione. Ad animare la serata a Casali Maione, con tanti amici e appassionati saranno con Giorgio Valentinuzzi il co-protagonista del DVD e assistente al fasma Edi Cola Antoniolo, la co-ideatrice parmense di questo CX evento dei Contemporanei 3000, Monica Bergamini; il guru della critica Carlo Milic,il giornalista Rodolfo Rudy Cozzi, il poeta Franco Falzari e il fine dicitore Vito Zucchi. Non sarà questa che l'apertura al pubblico non virtuale dell'evento "Forme plastiche": la parte espositiva, infatti, continuerà nel salone dei ricevimenti dell'Azienda Ferrin per tutto il mese di gennaio, per poi spostarsi, per terra, ancora in regione e per altrettante mostre a Vicenza, Parma e Roma e ancora, per mare, all'inizio del giugno prossimo. Quest'ultima sarà, attraverso l'elemento acqua, l'ultima straordinaria parte della manifestazione, con Giorgio Valentinuzzi  che darà vita a "Forme plastiche sulle onde dell'arte" in un happening continuo a bordo di una nave da crociera e mentre questa solcherà le acque tra le cime di Atlantide, se piace credere che Santorini sia ciò che ne resta, lui dipingerà e chissà emozioni ancora baceranno le tele. Sarà prerogativa dei fortunati croceristi scoprire, con gli incanti dell'Egeo, le emozioni di vedere nascere un'opera d'arte dalle acque e se l'Afrodite sarà Callipigia - o Kalliglouteos per dirlo ancor più semplicemente in greco - non sarà certo per far invidia agli ateniesi discendenti di quel Teseo che Eracle non riuscì a strappare del tutto dalla poltrona dell'Oblio di Ade, ma solo perché è così, come sostengono anche i tanti che stanno già seguendo il cammino delle Forme plastiche e che ne attendono il trionfo proprio là dove il fasma sparso dalla Cipride è più forte.

Rodolfo Cozzi

 

 

 

 

FORME PLASTICHE

&

COSA FACCIO QUANDO DIPINGO

di

Giorgio Valentinuzzi

da

Fabiola e Paolo FERRIN

 

 

Per salutare l’anno vecchio che se ne va ed aprirne

un altro, foriero di grandi speranze, il 5 gennaio 2012,

vigilia dell’Epifania, dalle ore 18.00 in poi, avrà luogo,

anche in caso di cattivo tempo, nell’atmosfera serena

e luminosa della sala di ricevimento dell’Azienda

Agricola Ferrin in località Casali Maione n. 8, a

Bugnins di Camino al Tagliamento (UD-I),

l’inaugurazione in prima mondiale dell’esposizione

FORME PLASTICHE.

In mostra l’ultima mia produzione pittorica: dodici

grandi opere realizzate ad olio su tela. A presentarla,

interverranno il noto critico d’arte Carlo Milic da

Trieste (EU) e il giornalista Rodolfo Rudy Cozzi da

Udine. La kermesse sarà introdotta, come sempre,

dalla gentile e disponibile padrona di casa Fabiola

Tilatti Ferrin, mentre suo marito Paolo provvederà

ad accendere all’esterno il tradizionale pignarûl,

(un’usanza pre-cristiana, probabilmente di origine

celtica, con la quale i nostri avi per ingraziarsi la

divinità relativa, accendevano dei fuochi sui quali

bruciavano un fantoccio - la vecchia - che rappresen-

tava l’anno appena passato, controllando allo stesso

tempo la direzione in cui si spostavano le scintille -

se il fum al va a soreli a mont, cjape il sac e va pal

mont; se il fum invezit al va de bande di soreli jevât,

cjape il sac e va al marcjât - “se il fumo va ad

occidente, prendi il sacco e va per il mondo [emigra

in cerca di lavoro]; se il fumo invece va ad oriente,

prendi il sacco e va al mercato”).

Nel corso della serata, presenterò (anche) il DVD di

mia produzione e direzione dal titolo COSA FACCIO

QUANDO DIPINGO (soap painting opera in 43

episodi), interpretato da me e dal mio collaboratore

e amico Edi Cola Antoniolo che illustra le fasi salienti

della realizzazione pittorica delle Forme plastiche,

appunto.

A dare uno slancio dinamico e leggero a questa fase

temporale interverranno il poeta Franco Falzari e il

fine dicitore Vito Zucchi, che interpreteranno alcuni

testi tratti dai nostri dialoghi presenti nel video, con

una colonna sonora scelta tra la migliore produzione

musicale di Al Bowlly & Ray Noble.

Infine, prima del tradizionale brindisi di rito,

gentilmente offerto dall’Azienda Ferrin, Monica

Bergamini da Parma, co-ideatrice di questo evento,

presenterà e illustrerà FORME PLASTICHE SULLE

ONDE DELL’ARTE, momento culminante del

progetto; una crociera nelle isole greche (che si terrà

dal 3 all’11 giugno 2012), happening continuato della

realizzazione di una o più mie opere dal vero in

navigazione verso il sole caldo dell’oriente.

Vi aspettiamo per brindare in agape fraterna

e cordiale,

 

 

Giorgio Valentinuzzi

 

 

  

CARLO MILIC

 

 

GIORGIO  VALENTINUZZI:

FORME (PRESENZE) PLASTICHE.

 

L’analisi conduce ad investigare il gioco dell’arte, in particolare quello suggestivo dell’arte visiva. Tuttavia capita  che l’indagine debba confrontarsi, al di là degli esiti materiali, con l’intenzione – spesso fuorviante – messa in atto dal “faber” nell’elaborare il progetto dell’opera, sino all’avvento di questa nella realtà.

Così cessata ai nostri giorni la stagione dei “grandi racconti” o dei “suggestivi eventi” da rappresentare in pittura, il contemporaneo offre un volto al realismo, intriso spesso di ludica follia. Per intendersi, l’artista ora utilizza – dandogli struttura fisica – il prodotto del meccanismo (ovvero le formalità tecniche) usato ed abusato dal “sistema culturale” proprio alla tradizione, ma coinvolgendolo scientemente entro i termini di un inedito processo realizzativo, motivato finalmente a proiettarsi per liberare la pittura dai suoi attributi “tradizionali”, quelli cioè che esploravano significati esauriti nella decorazione e l’inutilità.

Peraltro a tal punto l’intenzione dell’artista coltiverà l’obbiettivo di restituire attraverso le parvenze del ludico proprio i fondamenti della pittura da sempre gravida di simboli, con l’allusione che si spinge dunque a “risucchiare il passato”, pur servendosene in  una sorta di “camouflage”, un abito che celi il miraggio di proiezioni future. Il fine è allora quello di giungere a dare nella stagione attuale dell’arte visiva un originale contenuto interno, vivificato da una linfa germinale che renda concettuale anche l’ipotesi, seppur singolare, di un’arte narrativa.

Tale evolversi dei tempi dell’arte,che provoca una progressiva confusione tra fantastico ed immaginario, convince Giorgio Valentinuzzi ad esaltare allora il”perturbante”, quel l”unheimlich” freudiano, che governa appunto la sua “intenzione”, puntando a render manifesto, attraverso il suo agire creativo, le potenzialità di un duplice fondamento, da rendere attivo esplorandolo: da un lato il ciclo video “Cosa faccio quando dipingo” , dall’altro quello delle pitture di “Forme plastiche”.

Della vasta prospettiva, che offre l’ampiezza del ciclo video, tratteremo altrove: qui infatti ci soffermiamo sulle prove, indicate per “Forme plastiche”.

Nello spazio dunque prescelto, per  tale ricerca nel campo della pittura, l’intenzione è soggiogata tuttora dal “perturbante”, intenzione identificata, nella risoluzione dei suoi esiti materiali, assemblando  della realtà unicamente ipotetici spunti, colti nel loro specifico interpretativo, volgendoli a comporre immagini attraverso inattese commistioni, quest’ultime  in grado di istituire autentiche e significative sfide all’”allucinante seriosità” degli assunti visivi tradizionali.

Perché, nella pittura di Valentinuzzi, da sempre l’ombra del “perturbante” filtra la materia cromatica, disposta dal progetto nell’opera,”allusione” ad una fisicità ipoteticamente espressa: poiché l’autore ritiene che l’attraversamento della rete segnica e della composizione dei volumi, prodottosi dall’operazione allusiva, fa emergere inevitabili interrogazioni sulla formazione ibrida risultante, immediatamente “non familiare”, generata  appunto nella sua origine da “più cose note”, peraltro non identificabili.  

Di conseguenza vorremmo leggere tali “forme plastiche”, rese nel bidimensionale della pittura, innanzitutto nel senso di “presenze”.

Infatti l’artista manifesta in queste tele il conseguimento di una definizione espressiva, che potrebbe condurre a farle interpretare  eredi di uno stadio di creatività “trasgressiva”: perché le forme, in apparenza intuibili quote antropomorfe, progressivamente acquistano la capacità di assumere una “presenza”, atta a far intendere l’arte - nella sua “condizione postmoderna” – strumento rifuggente da miti ed utopie altrimenti condizionanti. Fatto proprio per la metodologia, che sovrintende ad una visione delle singole prove, tale concetto motiva il giudizio di assistere ad una messa in opera di una “presenza” estranea al reale familiare, quello appunto che rinvia a delle quote corporee note, immaginando l’acquisto di tale resa pittorica, così rigorosamente definito nei suoi cromatismi,  quale recupero estraneo alla realtà.

Valentinuzzi piega così l’opera ad essere mezzo e non espressione di una categoria dello spirito al fine di esercitare un ludico esempio del mutar del significato di una memoria plastica. Quindi una presenza, che cerca la propria

identità.

 

 

 

CHE COSA FACCIO QUANDO DIPINGO

di Carlo Milic

                                                                                                             

Il nocciolo del tema da esaminare, in tale evenienza, è proprio il rognone. Ma quale rognone? Quello che Mr. Bloom, ulisside joyciano, pregustando un succulento pasto, acquista in una mattinata tanto satura d’eventi (in ordine alla letteratura europea) dal macellaio. Non diversa la sequenza delle immagini, legittimamente  connesse, in una “consecutio” che non lascia dubbi, costellata nel ciclo video, personaggi Giorgio ed Edi: non si ignora allora, per lo meno “sotto cute”, che il protagonista, insomma il motore in talaltro affabularsi di immagini, sia proprio il rognone, anzi meglio, in questa evenienza ultima di radice filmica, la tela dipinta! Bloom infatti scende in strada per provvedersi in funzione del  pasto; Giorgio, assistito da Edi, è a Paderno d’Udine per dipingere delle tele. Ciò  che in parallelo accomuna i personaggi delle due distinte “storie” è l’individuazione di un comune tema centrale. Il rognone nell’ “experio in corpore vili” è destinato a selezionare i fluidi corporei, la tela dipinta gli umori dell’arte. Non dimenticando poi, sempre riferendosi alla tela, che questa  è ad un tempo “donna, sposa e madre” nell’intento dell’arte e dell’artista: donna, perché organismo germinante; sposa, perché copula con l’artista per far maturare il prodotto d’arte; madre, perché in grado di dare vita all’arte medesima. Perché, dando una base certa al logico divenire dell’analisi fenomenologica, che coglie o comunque vorrebbe penetrare il nucleo dell’arte, il motivo di quella ricerca socio-antropologica tende a mettere a punto il filo conduttore che rende discernibile tale indagine. Così là dove l’agire, per giungere a render fisicamente concreti i più significativi fenomeni d’arte (e cos’altro dovrebbe essere il manifestarsi dell’opera d’arte nella sua conclusiva integrità?), deve innanzitutto render conto del suo fare ad un processo comunicativo, in questa contingenza, originariamente filmico.

Cosa faccio, quando dipingo” è allora potenzialmente l’assunto di una summa di considerazioni riguardanti quella fase specifica, in bilico tra l’intuizione e l’emersione dell’immaginazione nella realtà. Un mosaico di alternative, fissate volta per volta in immagini, passibili di fornire argomenti, modi, tempi utili a decriptare il messaggio dell’arte, quel gioco meraviglioso e terribile, che ci dona oggetti, nella coscienza della loro elaborazione, difficilmente classificabili nell’ordine di una tradizione filosofica che distingue tra sapienza “ottenuta mediante fatica (ratio)” e sapienza “ricevuta (intellectus)” dall’anima in ascolto, in grado di cogliere l’essenza delle cose ed arrivare a comprendere il meraviglioso. Valentinuzzi ha dunque voluto farci avvicinare alla complessa essenza del tema in argomento, la pittura, dedicandogli quell’ampio ciclo video e quindi facendo capo “in primis” a quell’”epifania del momento intuitivo”, da cui germina perfino l’interpretazione del “come” e forse anche del “perché” delle mimesi in atto, da parte dei due personaggi, l’artista e l’assistente, Giorgio ed Edi. Perché in tale divenire d’immagini percepiamo come in ogni esperienza, in ogni nesso e rapporto, sussista molto di più di quanto l’ordinaria consapevolezza, l’io normale e quotidiano non riesca ad afferrare.“Cosa faccio quando dipingo” va perciò inteso anche per il suo valore di tentativo d’investigazione: quasi un’autoanalisi, che spazi entro territori ambigui egualmente di difficile censimento, il ludico e lo psico-patologico, sino a raggiungere l’indeterminabile zona dell’estraniamento (in russo “ostranenie”). Non proponiamo qui beninteso la tesi che il pittore operi in una condizione di distacco sciamanico e tuttavia, scorrendo le immagini del ciclo video, siamo disposti ad accettare l’ipotesi, peraltro ben asseverata, che, estraniandosi l’artista, la sua fantasia alberghi nell’inconscio. Pertanto ciò, che vediamo nelle quarantatre “stazioni”, va considerato opportunamente su due piani ben distinti, coesistenti, ma non comunicanti: il periodare del segno e del colore sulla tela da un lato, una volontaria fuga dall’”impegno” dall’altra. Tale “evasione” freudianamente si giustifica secondo una modalità liberatoria, modulata come sgravio dall’impellenza costrittiva della coesistente pittura; e potrebbe rappresentarsi - come peraltro appare dalle immagini video - come un voluto “alleggerimento” della situazione creativa, un voler porre cioè ostentatamente l’accento sul versante ludico del gioco dell’arte.

 

 

 

 

 

 

CHE COSA FACCIO QUANDO DIPINGO  

di Giorgio Barassi:

 

Il caminetto fa la sua parte, mentre Valentinuzzi lavora e parla, si arrabbia, dialoga con Edi, il suo aiutante. Il mondo della creazione pittorica ha un suo rituale, ben diverso da quello dell’ immaginario collettivo. Non ci sono pittori in camice bianco...e basco largo. Non ci sono pittori che sanno di poesia a un metro di distanza. Non ci sono pittori. E quelli che ci sono, “fanno”, quando dipingono. Corredando la propria azione creativa con la nostalgia cantata da un altoparlante che sa di Al Bowlly,  Billie Holiday ed altri eroi. Lo scenario è chiuso dai dialoghi, tra parole mozzicate e qualche citazione, come quel “ Gropius “ che esce dalla bocca del maestro come una bestemmia da una bocca toscana...ma che bel culo, maestro! Hai ragione, caro Valentinuzzi, qualcuno ha detto che la pittura è una commedia che si consuma con dolore...per dirlo aveva tempo, evidentemente. Condivido in pieno il tuo parere, assolutamente. Differenza tra poesia e pittura? Leonardo diceva...diceva che l’una (la poesia) arriva al cuore attraverso il senso meno nobile (l’udito). La pittura vi arriva attraverso il senso più nobile (la vista). Io dico che la pittura italiana, per ciò che comprende, ha bisogno di eroi e non di chiacchieroni. Oggi questi ultimi sono abbondanti ed eccedenti la misura. La breve e intensa durata di uno di questi episodi allinea la creatività di Valentinuzzi a quella di certi informali. La brevità dell’ operazione artistica come fatto che testimonia l’essenziale. Di bello e vero c’è che Valentinuzzi concretizza in quei pochi attimi le attese creative di una vita che si dispone al nostro sguardo tra tavolo, schermo, carte, oggetti...come un modo per dire che lui é lì, é e sarà così e non cambia. Questo é dei grandi artisti. Onore al merito ! “...col penelòn te lo meto nel furgòn...” “...perchè el nero sporca el cùl...” So che il mio intervento è ormai minimo, al cospetto del fiorire di critici e commentatori d’ arte, ma voglio solo dire che nei dialoghi c’è il completamento de...ll’ atto creativo, l’umanità sognante che esce da quei canoni in cui abbiamo tutti ingabbiato il fatto della creazione artistica. Con Valentinuzzi capiamo che Michelangelo bestemmiava col Ghirlandaio, che Piero mandava affanculo il ragazzo di bottega, che Mantegna inveiva in mantovano “..la vàca...” verso chi chiedeva invece di eseguire...questa è la vera pittura! Un artista che non bestemmia non vale molto. Vuol dire che tutto gli viene come lo pensa, che tutto va come lui vuole o inventa...impossibile! “Guarda quanto colore per fare un culo”. L’amara constatazione del creatore verso la sua creatura dà il senso della eterna lotta tra la ragione e l’ istinto, un’altra delle motivate forme costitutive del lavoro di Valentinuzzi: un grande artista in un mondo troppo piccolo.

 

 

 

 

 

 

Non è finita.....perchè in giugno sposteremo

le

 

!!!!FORME PLASTICHE, SULLE ONDE DELL'ARTE!!!!

 

 

 

 

 

Mostra-Evento n. 110

Idea: Monica Bergamini & Giorgio Valentinuzzi;

Org., ricerche, testi, inviti, comitato scientifico, prog.

grafico, marchio, impaginazione,stampa, pagina web,

video e dialoghi, rev. testi, eventuali errori:

Giorgio Valentinuzzi

Allestimento: Fabiola Ferrin & Giorgio Valentinuzzi

La foto del M.o Giorgio Valentinuzzi è di

Marianna Azzolini

Presentazione e prefazione: Carlo Milic

Comunicato stampa: Rodolfo Rudy Cozzi

Altri testi: Giorgio Barassi & Giorgio Valentinuzzi

Con la straordinaria partecipazione di:

Franco Falzarti & Vito Zucchi

 

INVITO

INTERVISTA

per info:

0432 919106;

info@ferrin.it

 

 

0432 44444

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