I CONTEMPORANEI
3000
Presentano:
AD OGNUNO UN MUNARI DIVERSO
MOSTRA OMAGGIO
A
BRUNO MUNARI
(24 ottobre1907 - 30 settembre 1998)
nel centenario della nascita
dal 15 al 31 dicembre 2007
Inaugurazione:
sabato, 15 dicembre 2007
dalle ore 18.30 in poi...
Studio
I CONTEMPORANEI 3000
Via Mercatovecchio 28, Udine
La Dott.sa Elisa Lodolo
presenterà nell’occasione
la sua tesi di laurea
su Bruno Munari
(Università degli Studi di Udine)
Per info: Tel. 0432 25747
info@icontemporanei.it
Bruno MUNARI
Frasi prese a caso
L’uovo ha una forma perfetta
benché sia fatto col culo
...quando uno vive di progetti resta giovane,
se uno vive di ricordi diventa vecchio
...la perfezione è bella ma è stupida,
bisogna conoscerla ma romperla.
La regola non deve uccidere la fantasia.
C’è un antico proverbio cinese,
anzi è un’affermazione che dice:
l’unica costante della realtà è la mutazione.
Quindi pensare, affermare qualche cosa,
è un errore.
Il più grande ostacolo alla comprensione
di un’opera d’arte
è quello di voler capire.
Pensare confonde le idee.
AD OGNUNO UN MUNARI DIVERSO
di Giorgio Valentinuzzi, 2007
C’incontrammo provenienti da strade diverse in un vicolo a senso
unico a Brescia, nel 1978 in occasione di una mostra del Gruppo Sincron; la
stessa sera, a cena, ebbi contatti indelebili anche con Edoer Agostini, Beppe
Bonetti, Horacio Garcia Rossi, Hans Glattfelder, Julio Le Parc, Yves Millecamps,
Philippe Morisson, Gaetano Pinna, Victor Simonetti (il Grande Victor!), Marco
Tancredi, Giorgio Villa, Guido Zanoletti...l’omino dai capelli candidi mi si
avvicinò e, alzando lo sguardo, che era color azzurro cielo, verso i miei occhi,
parlò e tra noi scoppiarono eternamente amore, amicizia e stima. Io, perso in
una provincia ai confini dell’Impero, poco sapevo di lui, lui, niente di me.
Trovare una qualsiasi corrispondenza esteriore tra Bruno Munari e me, in quel
tempo, come nei tempi a venire, era come giocare al gioco degli opposti: lui era
roseo e ascetico, sereno e apparentemente immutabile, rassicurante e immune da
angosce metropolitane; il sottoscritto: ingombrante e sanguigno, accentratore,
frenetico, nevrotico e spesso travolto da ansie postume...eppure, tra noi, così
diversi, le affinità e le opinioni sulla vita, gli artisti, l’arte, erano
totalmente concordanti. Diversi anche nell’esteriorità: Bruno vestito alla
milanese, giacca a quadretti, camicia bianca e cravatta, scarpe lucide, capello
corto ben pettinato; io: capelli a metà schiena, baffi spioventi, mosca sotto il
labbro inferiore, barba di due giorni, abbigliamento diciamo casual...le
corrispondenze tra ciò che si crea e come si appare sono misteriose, qualche
volta difficilmente individuabili.
Scrivo queste poche righe per riportarlo in superfice vivo e sorridente e non,
immobilizzato nel persempre marmoreo da parte di alcuni che ora lo celebrano,
nel centenario della nascita, con manifestazioni piu o meno consone...il suo
insegnamento dice proprio il contrario: il suo metodo bi-aperto implica da parte
di chi opera in questo campo, un superamento dello stesso, la reinvenzione
continua...data una traccia si opera un work in progress, non un seguire
pedissequamente la regola, perchè, e lui lo sapeva benissimo, le regole vanno
demolite e sostituite con altre...
Mi piace pensarlo nel suo habitat,lo studio di Via Vittoria Colonna a Milano,
immerso nella gioia del suo spirito o nell’imbronciamento lieve dato da qualche
bassa nuvola di passaggio; sorridente, attento e gentile nello svelare con garbo
qualche passaggio concettuale non capito dall’interlocutore di turno...potrei
descrivere mobili, libri e opere immersi nello spazio in cui ci muovevamo in un
silenzio leggero, simile ad una pausa nel tempo. Vi era una felicità reciproca
nel vederci e i discorsi fluivano repentini perchè mai interrotti. Mi disse, una
volta, che gli mettevo allegria e non lo stancavo, come altri, con domande ovvie
e/o standardizzate.
Di ritorno da una sua inaugurazione a Napoli mi telefonò:
- Lo sai che sono salito su di un’auto più incasinata della tua? Sono venuti a
prendermi quelli del Comune, in stazione e ho fatto il viaggio fino al porto, in
un sedile ingombro di scatole, bicchieri, giornali vecchi, stracci e, persino
stivali in gomma infangati? Non vedevo l’ora di dirtelo! La tua in confronto è
una reggia!
Un’altra volta andai a trovarlo con zia Maria, venuta in visita da Avola.
Avevano più o meno superato gli ottanta tutt’e due e i loro capelli erano di un
candore incredibile. Aprendo la porta dello studio, prima delle presentazioni,
la guardò e disse:
- Andiamo dallo stesso parrucchiere?
Tanti anni prima, alla fine dei ‘70, gli avevo chiesto se fosse laureato in
architettura; lui mi guardò coi suoi occhietti pungenti e replicò:
- Sì, come te!, e scoppiammo a ridere di gusto.
Anni dopo, mi chiamò per comunicarmi che aveva una notizia strepitosa da darmi e
di raggiungerlo a Milano, al più presto, lasciandomi in preda all’agitazione...
Partii di gran carriera da Ghirla e, un’ora dopo ero davanti alla sua porta (mi
riceveva al piano terra perchè soffrivo di vertigini nell’ascensore aperto che
portava ai piani superiori), anche in questo caso, la notizia la ricevetti ancor
prima di entrare:
- Lo sai che sono architetto?
- Ho buone speranze anch’io, replicai.
- Sì, certo, se puoi aspettare una quarantina d’anni...
Era visibilmente contento, mi raccontò tutto con dovizia di particolari e,
incredibile ma vero, dopo tanto tempo mi permise di fumare (ben!!) due sigarette
nel suo studio profumato d’eternità! Avevo da sempre guardato con angoscia
quella targa DEFENSE DE FUMER posta vicino al vassoio delle caramelle sul tavolo
basso sotto la finestra...
- Quando, con Dilma, andiamo in vacanza a Riva Trigoso, lascio alla portinaia i
miei bonsai, che lei tratta come fossero gatti, credo che anche li accarezzi, le
ho consigliato una volta di non dare loro del latte...poi, quando sono sulla
spiaggia fatta di sassi di una rotondità incredibile...sai, è il mare che non
cessa mai di lavorare che li ha resi così: è un artigiano instancabile, mi
diverto a mettere a ricreare mobiles con delle assi che trovo sulla riva...lo
sai che un tempo la geometria esisteva in natura? Poi si è tutto consumato con
l’uso e col tempo...anche il tuo, di occhio, si è consumato e ora è in tilt!
Nel 1995, in una giornata invernale di sole, ma ventosa, sul tuo terrazzo, tra i
bonsai, mentre parlavamo della tua opera Alberi, t’interrompesti all’improvviso,
e, con un ampio gesto delle braccia affermasti:
- Sono diventato padre di un nonno! Te ne rendi conto? Il tempo si dilata...
Solo tu potevi annunciarmi in questo modo che era nato tuo pronipote, chi altri?
Bruno, ogni volta ci vedevamo, lasciavi che prendessi un po’ del
tuo...io te lo dissi che, forse, ero la persona meno indicata a ripetere il
verbo...a distanza di tempo m’accorgo che avevi visto lontano...le tracce che mi
hai lasciato sono divenute solchi e dai solchi...
Grazie per ogni cosa, amico mio.
Giorgio Valentinuzzi dissetato da Bruno Munari
a Garbagnate Milanese nel 1990
Mostra n. 97
Organizzazione, ricerche, testi, inviti, allestimento,
comitato scientifico, progetto grafico, marchio,
impaginazione, revisione testi, fotografie,
eventuali errori:
Giorgio Valentinuzzi
Presentazione:
Ennio Malisan e
Giorgio Valentinuzzi
Comunicato stampa:
Rodolfo Rudy Cozzi e Giorgio Valentinuzzi
Le foto sono di: Edi
Antoniolo,
Giuseppe Di lenardo e Giorgio Valentinuzzi
Stampa:
Selekta
Via della Polveriera 16, Udine
Il vino è stato gentilmente offerto da:
Fabiola e Paolo Ferrin dell'