g i o r g i o   v a l e n t i n u z z i

CANTICO DEI CALICI

Poesie conviviali

1989 - 2002

epilogo

altro luogo, altro tempo, soliti problemi

 

 

 

 

 

 

RIEMERGONO PAROLE

frasi

        versi

di poesie immaginate o annotate

 

Vissi almeno sei vite distinte

 

Conservo in sogno

una foto del mio amore

vestita d’azzurro e con ali di

un candore speciale

un angelo

innamorato di un dèmone

 

Il desiderio di conoscenza mi rode

 

Non è pago il tuo spirito

dunque?

 

Vissi in sogno

sonnecchiando in vita

amando persone improbabili

in assenza di tempo

 

Ora succhio il pollice quale neonato

Annaspo tra i fogli che ho creato io!

Incontentabile

                          inarrestabile ma

                                                        inaccessibile

                                                                                muto

viaggio sopra le teste inutilmente calve dei miei tempi

su effluvi

e ossigenazioni di colori variabili

 

Attraverserò questo nuovo mare

 

L’immobilità è ignoranza

 

Migliaia di luci danzano davanti al mio occhio

                                                                                    destro

è il solo a ribellarsi alla

                                        norma

 

Non so

             forse da secoli

                                     o dai confini delle altre

                                                                         vite

s’è riformata l’inquietudine

 

Adesso i frammenti si fanno fitti

                                                      precipitano

                                                           m’avvolgono

mi sollevano

 

Parole scritte

                        versi

                                 soprattutto

 

Il dèmone cercava

Cosa cercava?

La conoscenza

La luce della conoscenza

I suoi vecchi mondi

le sei vite spese

erano persi

irrimediabilmente

non rintracciabili nemmeno nel ricordo

sapori

            profumi

                           baci

                                    sesso

andati

evaporati dal quadro

e dalla cornice

 

Dall’occhio destro vedeva

bagliori

lune ovali

soli a centinaia

un’infinita serie di geometrie

i cui contorni erano incerti

                                                inesplorati

vibrazioni immerse nella

vibrazione della luce

s’accendevano provenienti dal margine e

mutando repentinamente cromatismi

si dilatavano e sgonfiavano

 

La realtà ne usciva alterata

 

L’olfatto suggeriva marcescenze

d’organicità campestri

 

Non puoi

                 si disse il dèmone

                                                  Non puoi!

 

Cominciò così la sua settima vita

senza niente di stabilito

di certo

di tangibile

 

 

 

 

ABAJLA SUM ASSAGE

ASTER _ IG

Understel                              UND DESE STEL

 

 

 

nel mio studio, udine, 2001

 

 

 

 

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