g i o r g i o v a l e n t i n u z z i
CANTICO DEI CALICI
Poesie conviviali
1989 - 2002
Sarete simili a Dèi
GIOCAVA A RICORDARE I VOLTI
nel marasma di identità che
gli comparivano sempre e da
sempre in sogno
la scaletta vetusta e marcita
dall’alto attraverso una porticina
immetteva in un ampio salone circolare
dalle volte arcuate sorrette
da poche colonne cilindriche
il tutto in muratura
la scala scendendo si restringeva
e anche le pareti avevano
questo andamento
fatica panico
ce la fece alfine a giungere di sotto
Wanzumy gl’impedì d’ingurgitare
una manciata di perle d’una preziosa
collana
sua madre becceggiava altissima
dondolando sui tacchi
Sabufola rotolava intabarrato
in un variopinto costume clounesco
Kussy magra smorta danzava
tra le coppie che si formavano
Un gran numero di ragazzi
copulava negli androni
Cercava un autobus
il quattro forse
rasportava nell’ultima corsa
i suoi mobili da ragazzo
sua madre sedette al pianoforte
gli mancava una gamba
si faceva accarezzare da un’amica
Piernora aveva un vistoso neo sulla fronte
Fu attorniato da ragazza
tante
non le conosceva
lo pressavano accarezzandolo
sussurravano lo toccavano
memorie frullate
Prevalenza di rossi
verdi blu
Sui cornicioni una folla di sagome
agitate dal vento
Non ce la fece a tornare
l’imbocco della scala
era ostruito da Marbra
S’era appappagnato
il Dèmone
come un vecchio
o come chi ha viaggiato tanto
Avesse affondato uno scandaglio
nella sua memoria
l’avrebbe ritirato
forse
strappando ma lievemente
qualche alga
un respiro
una carezza leggera
un baluginio negli occhi di qualcuno
tabacco
piume
niente insieme a tanto
Dormiva di un sonno leggero
una personcina perbene
uno come tanti
avresti potuto pensare
Aveva coscienza delle sue mani
MANI
le sue MANI
il resto era un corpo di VECCHIO
grinze da vecchio
piedi da vecchio
UN VECCHIO
Ma perchè sonnecchiava tranquillo?
Perchè?
Alle 6.00 del mattino
alle 6.00 di altri mattini
Perchè?
Nel sonno senza pensieri
senza nulla di nulla
il Dèmone sonnecchiava
nel sonno scappava se ne andava
Una maschera
ridevano nell’oscurità
non era solenne
non lo era
in un’altra poesia
forse
un re minore
fa maggiore
do maggiore
un Muro
solo il Muro
il Muro continuava nel tempo
l’abbatteva e qualcun altro
non visto lo ricostruiva
tantissimi muri
L’unico imperativo
DIVIDERE
muri di mattoni minuscoli muri
pareti leggere
forse i peggiori muri
accondiscendenti
la Bellezza
era tracimata
Il Dèmone sonnecchiava
nel sonno senza pensieri
Ma io sto giù
rannicchiato sul fondo
cacciato via da prima della coscienza
del tempo
2002