g i o r g i o   v a l e n t i n u z z i

CANTICO DEI CALICI

Poesie conviviali

1989-2002

 

 

 

 

a Francesca Monteneri

 

 

EPPOI

non tornare indietro

a dire

Cose

sulla comprensione

tu non capisci

non capisci

Eppoi non tornare indietro

oh dio! Indietro

a non capire

non tornare indietro

quando non c’è niente

da dire

Porterò i miei versi ancora

sulla pietra e

parlerò con gli ebrei

che sono (solo) coloro che sanno

Da lontano non

chiedermi cos’era meglio

fare

Che fare!

Le notti sono come tutte le

notti

Il settembre è simile

ai settembre

Non farti dire cose

che al telefono

sono astratte

come l’amore

al telefono

Noi siamo il reale

Il reale

Non la storia

che arranca piano

la storia

potremmo forse

Se potessimo

Scrivere o dire

Dire o scrivere

romanzi infiniti

pieni di senso

noi che pieni di senso

non avemmo mai

senso

perché e

solo perché

il senso

lo escludemmo

dal nostro pensiero

però travasando

pensieri in boccali

più ingordi di

qualsiasi

fica

Pensammo alle

fiche ed ai

cazzi

tutti insieme

della vita

abilmente pensata

Sai che bel senso

amore!

Sai che bel senso

amore mio?

Anch’io tra

le bottiglie a sfaccio

vedo la vita

fatta di parole

e di abili

perché

anch’io

che sono

io!

Anch’io

mi metto in lizza

anch’io mi rimando

anch’io

lo spergiuro

anch’io

nei miei furbi

sogni e rimandi

Nel primo mistero

sei tu

Nel secondo

sempre tu

Nel terzo

perdo la memoria

Nel quarto invento

sarai certamente tu

Nel quinto cedo

è il mio abbraccio

Poi il sesto

la tua fica scrupolosa

non baratro

soltanto altro mondo

pulsante però

astrofisica forse

fantasy

come dicono i froci

Forse

invece

soltanto

fica

Nel settimo

un cielo

nessuno può dubitare

Il cielo

Cielo di ricordo

Cielo di vasti occhi

Occhi che voglio vedere

fissati fissati

come in

un occhio

soltanto soltanto

non sai

non sai nulla

E’ una storia come nell’ottavo

che è un circolo

solo di vapori o di nuvole

concrete

c’è senz’altro qualcuno che ficca

comete nello specchio

lo specchio

quanti

troppi

specchi

solo scrittura

Nel nono cerchio

ci sono

io! Come ci sono

sono proprio io!

Sono ridotto a grafia

sono io nel

decimo

c’è il comandamento

Ama!

o ama

che cazzo di storia

come altre

le sole

I nostri dèi

se ne sono andati

prima di tutto

in vacanza

poi

via da qui

Noi che avemmo

dèi

Noi che avemmo

qualcosa

Noi che avemmo

lei

la vita

mescolata

al vino

della porta

Avemmo canzoni in

rima da cantare

e musica di merda

Avemmo musica di merda

e parole ritmate

da cantare

Questo scandì la nostra

giovinezza

la nostra scontata

giovinezza

con sitar e stupidaggini

da discografici accorti

e accordi

fatti di maggiori

e minori

chi ci parlò di Brahms

o di Mozart

i Mozart della mente

ora non dicono

o se parlano

parlano

requiem

musica

Non terrò più

diari

non scriverò più poesia

né canzoni

scriverò

solo delle mie viscere

Le ho mostrate sempre

Non ne ho parlato

Parlerò di viscere e di ebrei

di stronzate come

me e gli ebrei

e della scrittura non parlerò

farò segni sul foglio

e poi ancora

S

     S      S

         S

                        S

                      S

                           o

                                    o

                            l

                        o

                                               o

S

           o

                         o

                     l

o                                                           o

S

           S

                           o

                o

                                 l

o          

                                            o

S

            S

                                           S

o

                          l l l l l l     o                                            S  E  G  N  I

 

 

 

9 sett. 89

P.h.3.30

 

 

 

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