Giorgio VALENTINUZZI
PITTORE, GRAFICO, MUSICO, SERIGRAFO, INVENTORE, DESIGNER, MANOVALE,
FONDATORE E PRESIDENTE DE ' I CONTEMPORANEI, SOLUTORE LINGUISTICO, etc. , etc...
quest' anno, in occasione della settima edizione di Orditi & Trame 2003, ha deciso di partecipare oltre che con opere pittoriche, anche con una poesia, fortemente caldeggiato da un' avvenente e persuasiva fan e dai suoi 5 lettori.
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Sistema periferico, var. n. 10, 2003,
olio, acrilico, smalto, su tela di cotone, cm 100 x 100,
(Propr. F.lli Snidero, Tecnoplast, (PN)
C’E’ UNA SPACCATURA non era da tutti
sogno non sogno specchio non era per tutti
penso non penso trascrivere riscrivere come in uno
vivo non vivo mai nato voleva fare scrivere
penna e dio un ricordo di un sogno
dio penna della biblioteca di Babele
vino non vino come nel racconto
a tratti tratti di essere sognato
dio tratto qualcuno che sognava
trasparenza nell’amministrazione pubblica
penso non penso nelle fenditure del potere
denti di cavalli mi pareva di capire quando guardai
occhi appannati come poteva comunicare
non sapevo comunque gli piaceva pensare di saperlo
non sapevo come risognare di lato alle spalle
come tornare aveva tentato di fianco di fronte
di assassinare la poesia come montare le parole
la voglia di vivere sembrava sapere
a testa in giù tentava la dall’inizio corrompeva l’incorruttibile
corruzione della passione ricostruiva la fine partendo
che lo lasciasse che lo il mattino sembrava diverso
lasciasse solo solitudine ma non poteva giurarlo
solitudine da dèmone volava lei dormiva con il morto
su giù di lato di fianco respira non respira
com’era possibile un percorso la guardai dormire
percorso inverso per capire un aggettivo demente
l’arte entrare - uscire alla fine
dalla cornice affonderemo senza il volo impossibile usò
nuotare non partiti tentò ancora
lui sognava d’essere sognato tornò infine tornò
e di sognare il sognatore le colline trasparenti
scattiamo dal letto al mattino le nuvole buie
lei dormiva con il morto divenne rosso
morirono realmente i miei due improvvisamente
amici col fratello del morto il cielo
dormiente con lei nel mio corrompere le parole
sogno lui sognava ed era sognato come tornare devo
lui pensava ed era pensato ancora chiusa
mi corrompeva ed era corrotto nella parola
corrompeva parole che s’intrecciano
non si piegavano pensava di sapere le lingue
il dèmone immerso nella luce torna torna indietro vedrai potrai
volle tornare indietro ripercorrere i peccati al contrario saranno romantici
a ritroso la stessa strada
Tentiamo ora di sfogliare
il senso del senso
senza musica originale
ascoltiamola russare
a tratti
nelle fenditure
mi pareva di potercela fare
con il dissolvimento della paura
la felicità
il sole ruotava ovale
ritagliato con le forbici
dal suo creatore
un pittore dilettante
cosa muoveva chi
la manovella
montala non montarla
fai non fare
canta non cantare
e ora girati non girarti
e siedi non sederti
e prega non pregare
e scrivi non scrivere
un sorso di piacevole veleno
un esperto dell’inesprimibile
corrompi non corrompere
questa realtà va corrotta attraverso
il sogno ci travestiremo
paradossi di nome Paradossi
sappiamo della paura e del sasso
non sappiamo della paura e del sasso
le parole nascondono le parole
nascondono le parole nascondono
le parole che vogliono i sensi sconosciuti
si scolleranno dalle costure in questo roccioso presente
senza rete questo spettacolo senza rete
camminiamo sul precipizio lei sognava gatti
lui - io - lui sognava il sogno sognato
dietro le parole che ce stà?
dal sogno emergono quattro piccole vite
nel primo c’è la casa in Tibet altissima
senza finestre
un delirio vertiginoso
di terrori senza fine
entrarono le tigri guardai al di sopra
oltre le parole per non soccombere
pensai ai capezzoli duri di tette nere
le lingue saettanti rosso sangue
mangiai non mangiai
pensai non pensai
bevvi non bevvi le parole incorruttibili
il secondo si schiude
lo afferrai con voracità gli tolsi i petali
vorace veloce non veloce febbrile li buttai
in aria giù fino al fondo la corolla
di peli stami clito gambe fianchi
e il resto ora compare la rosa io mangio la rosa
mangio non mangio m’ama non m’ama
e su tolgo i petali e li butto in aria li
sfratto veloce vorace li perdo
e giù vado di sotto i peli non peli
e mangio mi tuffo il clito
le labbra le cosce e su i fianchi
le tette la rosa la rosa il sogno
s’apre di nuovo la rosa
mi esercitavo a morire
confondendomi negli altri
nei volti a migliaia visti o salutati
visi vicinissimi o volti di passaggio
lontani
si allungò all’improvviso la stanza non s’allungò
lo scoglio rompeva l’onda
il maroso s’infrangeva
mi allenavo da tempo non potevo
smettere
c’era la stanchezza dietro le parole
non c’era la stanchezza dietro le parole
russava nel sogno lontano non lontano
mi sarei truccato non ero truccato
con una magia riunii amiche e amici
non riunii nessuno il sogno era tetro
le parole bruciano ardono vanno in pezzi
altri abiti altra
rivedevo il muraglione le spaccature
non rivedevo rivedevo
parole scritte parlate parole parlate
attraverso la spaccatura
sogno non sogno
ero stato tutti quei volti
non affonda
riaffiorano gli ultimi due
sogni
infiniti e non
svelati
voliamo sopra le nuvole
basse nuvole d’agosto
il gelo aiuta il sonno a non tardare
la schiena del mondo s’è incurvata
al peso d’ingiustizie infinite
instancabili
nei sogni mancanti è nascosto
il segreto
l’odore maleodorante della gloria
del fasto
della verità
celato tra i colori ch’ho inventato io
distruggo le forme divengo fumo e
passo
passo
più in là
vivo non vivo
sogno non sogno
scrivo non scrivo
parlo
NON PARLO
h. 3.20 Udine, 27/12/96
Tratta dalla raccolta di poesie
CANTICO DEI CALICI (1989/2002)
di Giorgio VALENTINUZZI
Musica: Giorgio Valentinuzzi & Max Lawrence
Esecuzione: Max Lawrence e la sua Orchestra