ORDITI & TRAME

quinta edizione

2001

 

 

 

 

 

 
 
ORDITI & TRAME

da un progetto di

Carlo Milic & Giorgio Valentinuzzi

 

 

 

I CONTEMPORANEI a.c.

CENTRO CULTURALE

Via Mercatovecchio, 28

33100 UDINE - Italia

tel. 0432/25747

 

 

iin copertina: PATCHPATCHWORKWORK® di Ottavio Missoni; idea di Giorgio Valentinuzzi e Bruno Munari

 

 
 

ORDITI

&

 TRAME

Quinta edizione 2223

 

Incrocio di artisti proposto da alcuni amici di Ottavio

e condiviso dallo stesso

Missoni con una medaglia

 

 

COMUNE DI RIVIGNANO (UD)

COMITATO MANIFESTAZIONI LOCALI

PROVINCIA DI UDINE

 

 

 

 

 
La manifestazione ORDITI & TRAME 2001

è stata organizzata da:

I CONTEMPORANEI a.c. centro culturale

con il patrocinio del

COMUNE DI RIVIGNANO (UD)

COMITATO MANIFESTAZIONI

LOCALI-ARIIS

PROVINCIA DI UDINE

 

Giuria:

CARLO MILIC

OTTAVIO MISSONI

GIORGIO VALENTINUZZI

Presidente

OTTAVIO MISSONI

Organizzazione e inviti

CARLO MILIC

GIORGIO VALENTINUZZI

Coordinamento e comitato scientifico

I CONTEMPORANEI a.c.

Mostra n. 59

 

 

 

Sabato giugno 2001, ore 19.00

Per informazioni telefonare allo 0432/25747-775008

 

 
Sull’ansa dello Stella, un imbarcadero che accoglie ospiti squisiti per onorare

l’anfitrione: un burchiello li ha trasportati sull’onda lieve del fiume,

che il forte remo ha domato con perizia.

Un’immagine pastorale, suggestiva e straordinariamente fusa al cinguettio

degli uccelli ed allo stormire delle fronde.Questo era certamente il brano di mondo

che si gustava di fronte alla Villa Ottelio, leggiadra dimora signorile, che vantava

le sue plurisecolari origini nella storia deiSavorgnan ed ancor prima in quella dei

feudatari longobardi, che (come i romani prima) non erano riusciti a sfuggire al

fascino di questo orizzonte lambito dalle acque, come si legge nel libro Àriis:

praedium de hage, scritto lo scorso anno da Giorgio Valentinuzzi.

Poi, la perdita di memoria, l’oblio. Oggi forse la rinascita, che vorremmo datare proprio dall’evento di Orditi & Trame, che fa rivivere e parlare queste vecchie mura, coinvolgendo questi spazi nella celebrazione di Ottavio Missoni.

E’ la stessa Àriis però, che partecipa in prima persona a tale felice e festosa vicenda, promossa dal Centro Culturale I Contemporanei a.c. con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Rivignano,del Comitato manifestazioni locali e della Provincia di Udine.

Così accanto agli artisti invitati, che con le loro opere offrono un segno di omaggio all’invenzione ed allo stile di Ottavio,non mancherà certamente l’abbraccio di questo Friuli, saggio ed operoso, sempre pronto a riconoscere il valore di un uomo d’arte, di fama mondiale, le cui radici affondano in questo fertile humus.

Ma sarà attorno alla tavola imbandita, con maestria fantasiosa da Fernando Gallici coadiuvato da Osanna Martinelli, nella trattoria che da oltre duecento anni onora l’attività della sua famiglia, che la festa vedrà culminare l’incontro tra storia, arte e cultura, di ieri e di oggi.

C.M.

 

 

 

IN MOSTRA OPERE DI:

 

Sergio ALTIERI

Mario BALDAN

Luciano CESCHIA

Aldo COLO’

Pietro DE CAMPO

Marcello D’OLIVO

Giulio PICCINI

Fred PITTINO

Luigi SPACAL

Guido TAVAGNACCO

Giorgio VALENTINUZZI

Nane ZAVAGNO

 

 

 
Giuliano BABUDER

Gianna BURAN

Marino CASSETTI

Lorella COLONI

Enzo CUMBO

Ennio DEMARIN

Gianluca FERRONATO

Nevia GREGOROVICH

Stefano PESARESI

Desiderio SVARA

Zoran TOKOVIC

Ezio TURUS

 

OSPITE SEGNALATO DA  I CONTEMPORANEI:

 

Luciano DI SOPRA

 

 

 

 
 
MACINA IL TEMPO

Macina, il tempo dell’arte e della vita. E tutto accumula senza posa, proponendosi come uno smisurato orizzonte, dove spesso procedere è grave.

Ogni rivisitazione, quindi, costa affanno, anche se ciò che si cerca d’individuare, par accaduto ieri.

Perciò anche questo ritorno, che scopre un’immagine fugace di pochi, pochissimi lustri fa; un’immagine, legata all’inverarsi di una vicenda d’arte che doveva riunire allora dodici vite d’artisti del Friuli...a lungo solitari...perhè mai insieme prima.

Proviamo a rammentarli, come ce li tramanda il gruppo fotografico d’antan: dodici volti pensosi, raccolti in una sorta di estatica sospensione, quasi assistessero ad un evento magico quasi irripetibile, ad una sosta imposta, ma anche voluta, che poteva avvenire soltanto grazie ad un meccanismo remoto che li aveva mossi, per portarli sul limitare di un tempo, che già andava sgretolandosi per molti di loro. Ed eccoli, fermi, immoti, quasi rapiti dal breve folgorarsi dell’immagine nell’ obiettivo fotografico. Ma di quel tempo, di quel sortilegio, che allora li pose uno accanto all’altro, rimangono le prove d’arte a testimoniare l’evento: e ciò può vincere ogni bergmaniana mestizia, che i grandi fogli vincono l’effetto nientificante della macina del tempo. E’ l’arte quindi che arresta il tempo, interrompe lo strascichio lento ed inesorabile di quella macina: il segno e il colore, divenuti forma, campiscono ancora contro quell’orizzonte, che tutto appanna e stordisce.

Una vittoria non effimera, che salda il passato al presente, in una miracolosa epifania, offerta per insegnamento a quanti di noi credono fermamente che l’arte vivifichi il cuore e lo spirito, aiutandoci a meglio affrontare il futuro.

Carlo Milic 1997

 

 
 

 
 
 
 
 
 
 
Dodici volti, dodici vite, dodici trame

compresenti nello spazio dell’arte

del Friuli oggi,

non a caso.

A lungo solitari

qui si riannodano in una immagine unica

quasi un quadro già antico,

storico

perchè mai prima insieme.

Giorgio Valentinuzzi 1986

 
 
Le notti dell’Arte sono simili alle notti dell’Amicizia e dell’Amore. Notti vissute per il Tempo in cui non vi saranno più notti, accumulate alla rinfusa e in modo caotico ma pronte a sfidare un presente in cui, confusi, a volte possiamo vacillare e non avere speranze. In certe notti inutili dell’adesso cerco nel lungo corridoio che mi ha spinto fin qui, voci, rumori, grida, tintinnii e soprattutto la chiave che apre la porta su quelle notti lunghe, autunnali, eterne che furono e sono quelle del 1986, quando, insieme a Mirtillo misi in essere forse una delle mie più ardite idee: riunire in un unico progetto comune gli Artisti friulani. Da sempre affascina-to da cose improbabili mi accinsi all’impresa con un misto di umiltà-energia-convinzione e senso di sconfitta-tragedia imminenti.

Mirtillo mi accompagnò in questo viaggio tra realtà e magia. Mi condusse da Luciano che, dopo Marcello, era stato il suo faro, la sua luce, il senso stesso della sua Esistenza. Nessuno di loro Tre è più tra noi ma mi piace pensarli a bordo di quella famosa Panhard nera con Mirtillo al volante e gli altri due seduti dietro a discutere animatamente gesticolando di Le Corbusier, Wright e Picasso traccannando whisky e fumando montagne di tabacco nella pipa e puzzolenti sigari, sfrecciando sulle autostrade del cielo e confondendosi in lontenanza tra nuvole e nebbie.

Luciano ha le mani grandi e rosse, mani avvezze all’uso di cento materiali diversi: è potente, grezzo, sornione, ma anche generoso, altruista, gentile con le persone che ama o rispetta. E’ spaccone, borioso, tenebroso, insinuante e collerico. Sta ritto, in piedi, sotto tre alberi spellacchiati e racconta:

...questi tre sono gli ultimi di quello che resta della grande foresta che si estendeva dai Carpazi all’Italia...qui ho costruito il mio Castello di cemento armato. Sul dorso di quella collina passava una strada Longobarda: così io mi trovo in mezzo alla Storia. Sul tracciato della strada Longobarda i Romani costruirono la loro strada di pietre...non loro, ma la gente di qua... Indica un punto indefinito sulla collina. Sembra una pietra e come una pietra è intoccabile, distante e intimo nello stesso tempo.

Le pietre sono esposte alle ingiurie del tempo ma non mutano. A volte il muschio le ricopre e si tingono di verdi e di rossi. Si possono spaccare ma conservano unita e intatta la loro Anima. Ceschia è la Sua Opera. Nella sua bottega beviamo e discutiamo con Pietro, Aldo, Mirtillo, William, Marcello.

Il confine lo dà ogni volta l’alba.

Mario, fumando accanitamente e sorseggiano bicchieri sotto lo sguardo tremolante della Gina, alla Concordia, racconta come è arrivato agli scorobori; Mirtillo, gli occhi accigliati sotto il beretto di lana da dinamitardo irlandese calato sulla fronte, ascolta in silenzio.

...io trasformo e riemetto con la mia mente la Natura...dalla Natura prendo i particolari: da un albero, da una foglia...sembreranno una vela, un uccello, un volo...

Mirtillo d’estate e inverno veste un maglione dolce-vita fine ‘50, giacca a coste marrone, scarpe pesanti. Manda bagliori dai suoi meravigliosi, limpidi occhi azzurro cielo.

Mario continua: prima dipingevo le fabbriche e forme che non sarebbero mai state umane: mostri che lavoravano e morivano. Le partenze sono state voli bianchi di gabbiani, se l’uccello fantastico è un corpo, partiremo dalla terra, non avremo cielo...il concetto è l’evasione; fuga di ali, fuga di scorobori; portare avanti questi voli, questi scorobori è stata una liberazione.

Mirtillo è stato anche amico di Aldo, Mario, Toni Cuberli, Loris Pigani e di tutti, nel suo paese; amico di Carlo Argan che di lui aveva detto, presentandolo a Roma: Ecco qui Mirtillo Mioni da Feletto Umberto; di professione AMICO.

Baldan nella sua magrezza e agitato ed eccitato come non mai, continua: Il mio discorso non è esaurito da un particolare. Penso che i miei ultimi soggetti sono gli unici elementi che possono emigrare dove vogliono, se li lasciano volare...

La madre lo chiamò Mirtillo, perchè era nato gracile e con la testina tonda e scura. Aveva anche altri due fratelli: Primo Maggio, che durante la guerro di spagna, dal suo appartamento di Parigi aveva fatto un ponte radio con Tito e nascondeva in casa Picasso (da cui non volle neanche un disegno in quanto, a sentir lui, non gli piaceva la sua pittura); e Galliano noto antifascista che nel ‘25 insieme ad altri fuoriusciti di Feletto Umberto fu a Buenos-Aires e nel ‘29 a Parigi.

Attraversiamo un quadro di Altieri con le sue case sulla collina e strati di toni che edificano cieli ed orizzonti ed arriviamo nel suo studio a Capriva. Gentilissimo, ci offre una bottiglia fresca di vino bianco e continua a dipingere chiacchierando con noi, i suoi pensieri colorati in continuo movimento,

utilizzando un tavolo intero come tavolozza e dando rapidissime pennellate che sembrano coprire quasi con pudicizia il troppo facile, l’ovvio, per giungere all’anima stessa della sua pittura: la poesia dentro le cose solo in apparenza inanimate.

Guarda chi c’è, è arrivato il Mirtillo! Esclama Aldo Colò, dall’interno del suo accogliente e caldo studio di Ipplis; Bisogna festeggiare! E diamo la stura a diverse bottiglie di rosso che lui trova da un contadino lì vicino, che ci scalda fin dentro il cuore e i discorsi divengono fluenti, quasi un fiume in piena, tra i due amici ritrovati e un nuovo amico, appena nato. In breve si ricordano quelli che non ci sono più, gli avvenimenti del loro passato. Qualche immagine in bianconero scolorito è sostenuta da puntine colorate su un’anta di armadio: Mirtillo, Aldo, Mascherini; Aldo, Luciano, Mirtillo; Aldo e Mirtillo nel mitico viaggio a Roma sulla Due Cavalli del primo.

Non mi sono mai accontentato di unire l’utile al dilettevole per compiacere possibili acquirenti: ho sempre cercato di combinare l’Istinto con la Cultura per cui ho operato questa fredda scelta che mi ha permesso di evitare le paludi

della mediocre pittura. Ho voluto essere un tutt’uno con la mia stessa struttura narrativa, che è raccontare la storia della mia ricerca della forma e dello spazio. Cerco di mettere nelle mie storie l’ironia, una semplice, terrestre ironia...dove ad ogni cosa è dato il suo nome (e alla pittura ciò che spetta alla pittura). Si pensa erroneamente che una forma astratta non parta dalla realtà: io invece credo che essa abbia un’origine naturalistica molto chiara e che arrivi al suo risultato finale per eliminazione.

Pietro lo incontro il giorno stesso in cui andiamo da Luciano, che lui chiama Il Mestri e per cui nutre una reale amicizia e devozione; Pieri trascorre ogni suo momento libero nel Castello di cemento armato addetto ad ogni sorta di tecnica espressiva...in quelle notti infinite lui ci ha ammanito le migliori pastasciutte, condite con birra, vino rosso, whisky. Mirtillo, intanto sta raccontando a Luciano del cavallo da birreria Odoacre finito per un’ironia del destinoa fare il militare presso i Lanceri di Campoformido, a cui deve il suo pensionamento ormai risalente al ‘34. Luciano afferma in friulano di Coja: Hai provocato un grande danno allo Stato, sei in pensione da 52 anni!

De Campo, barba fluente e curatissima, parla: Non mi consideravo un pittore ma un artigiano. Frequentando la bottega del mio Maestro ho imparato a coniugare il mio mestiere con il difficile credo dell’Arte: da questo scontro di valori così diversi, ma così uguali, infine, è germinato il mio fare creativo. Per incollare la carta da parati o sistemare una campitura di colore su un supporto mobile sono necessari gli stessi gesti...comunque, alla base del mio fare artistico vi è molta gestualità e fisicità...amo le masse di colore che si spostano e che cambiano repentinamente al contatto con le mie mani.

Sulla porta della casa di Mirtillo è disegnato a matita un progetto di Marcello. La casa di Mirtillo è servita come materia di scambio per denari che non c’erano...lui stesso racconta di averla ipotecata tre volte per far sì che lo Studio di Architettura di Roma andasse avanti a progettare...

Ceniamo insieme in una bettola: Marcello D’Olivo, simile ad un enorme gallinaccio accaldato e l’omino minuscolo dai grandi occhi, si guardano sognanti: ho una piccola intuizione anch’io: gli occhi delle creature aliene che l’Architetto dipinge sono gli stessi dell’Amico.

L’Arte...importante è il vincolo dell’Arte; che serva a qualcosa...fino a ieri c’era la committenza; negli archivi veneti ci sono i contratti dei pittori con i Dogi: tanti soldi, tante figure...l’Arte per moltissimi secoli è servita solo a raccontare le cose, dai graffiti a Omero, la possibilità è stata solo tramandare, raccontare...devi raccontare le cose: parlare del pericolo atomico, sì...c’è troppa tecnologia e poca fantasia, nessuna umiltà; la Natura si comanda ubbidendo.

Il cibo gli cola dalle guance e arriva ai pantaloni; Mirtillo lo osserva in modo estatico. Coniugare i triangoli con i cerchi...mi piace la musica barocca, mi è più congeniale...odio Beethoven. Vuoi che ti spiego come fa a stare in piedi una torre di un chilometro di altezza? Hai presente il pindul-pandul?

Anche Giulio mi accompagna a volte nella mia impresa. E, insieme, siamo da Fred Pittino (già ottantenne e con qualche acciacco fastidioso). Come sorrideva Fred! E come era spiritoso con me, venuto da lontano a parlargli nuovamente di Pittura, di Arte, di Serigrafia a velo...Fred mi confessò una volta che gli piacevano i Pink Floyd, non sapeva spiegarsi il perchè. Io sono arrivato adesso a risultati sicuri, molto più sicuri di quando tentavo di uscire dal Post-Impressionismo e dal Novecentismo, questa è la mia storia, la mia evoluzione. La mia pittura sarà piccola o grande, ma ha una sua personalità precisa che non ha nulla a che fare nè con la moda nè con le ricerche di altri.

Se è accertato che i cani assomigliano (nei comportamenti) ai loro padroni, così è anche per gli Artisti nei confronti del loro studio. Le parole di Guido stentano ad uscire perchè inventariate secondo la logica del tempo: un po’ come le sue tele dentro i casellari che l’Artista ha loro assegnato in un grandissimo archivio.

Allora si può parlare dei particolari, del verde, del bianco, del giallo; il mio giallo. Tavagnacco si muove a suo agio nello spazio fisico che egli stesso ha creato e gli avvenimenti vengono riferiti come casi qualunque, come se nel suo iter pittorico o, meglio, nella sua vita non ci fossero stati degli alti e dei bassi che avessero, in qualche modo, potuto scuotere il suo equilibrio

Io sono già arrivato molte volte all’Astrattismo, ne possiedo gli ingredienti e la ricetta, so comunque che quella non è la mia strada...tra dieci anni, forse...

Mirtillo, che a Roma fu l’esattore delle committenze di Marcello, mi racconta che parecchie volte s’era incontrato con un certo vescovo, in Vaticano: Neri, al jere alt tre metros e mi deve bes italians; un pac di cjartis di mil di portà vie cu la cariole!

Poi, lui tentava di gestire le economie tra i due; senza tuttavia riuscirci. A volte aveva nascosto il denaro nelle scarpe o in una sacca che teneva cucita all’interno dei calzoni: inutilmente. Marcello lo sollevava da terra con le sue potenti leve e se lo faceva rendere, bofonchiando oscure parole nella pipa.

In compagnia di Giulio Piccini visito anche il luminoso e silenzioso studio di Nane Zavagno, tra betulle, gatti e unn bellissimo cane San Bernardo, che ci guarda passare sbadigliando sonnacchioso. Nane ci fa strada tra grandi tele informali acriliche appena nate e perfette strutture in alluminio anodico degli anni ‘60; mandala di ciotoli di fiume e forme di marmo colorate.

...non riesco a trovare una collocazione della mia opera nel panorama dell’Arte locale...ho bisogno di spazi più vasti in cui le mie opere possano vivere e svilupparsi...vorrei che queste strutture venissero realizzate in grandi dimensioni, collocate in mezzo al verde e tra gli alberi...che le persone potessero muoversi tra esse, sentirle...un bosco di simboli colorati...credo che le mie opere non siano collocabili in un contesto esclusivamente cinetico (a cui spesso sono accomunate) bensì, che siano una sintassi trasformazionale di mie strutture geometriche. Nel mio caso si potrebbe parlare di rigore geometrico, oltre che di rigore mentale.

Come potrei parlare di Giulio se lui è così vicino? Devo prendergli o togliermi l’Anima. Giulio è un amico e la sua Arte è mia amica. La guardi chi può leggerla. E’ complicata.

Non parlerò di un amico di cui è così difficile scorgere la poesia.

Come posso parlare di Giulio frére de route quando lui dice crack-zip e so cosa significa? Un linguaggio segreto o più semplicemente inconscio Futurismo? Piccini di acciaio e bronzo. Abbiamo tanto zoppicato insieme nelle nostre notti. Siamo amici? L’alba ci scopre insieme a guardare le ultime stelle. Mio silente amico, mio ermetico interlocutore intraducibile, sono qui per decifrarti.

Mirtillo conosceva Spacal da molto tempo e, a mia richiesta, mi condusse al suo studio di Trieste. Un dialogo tra sordi che ebbe come testimone un sensibile ascoltatore.

Mirtillo-Ti presento il mio amico Giorgio Valentinuzzi che viene da Milano.

Spacal- Certo, mi può dare la mano!

La sordità assorbe l’Anima rendendola generosa e spaziale.

Spacal- Mi spiace che a riceverti, caro Mirtillo, non ci sia anche mia moglie.

Mirtillo (addolorato)- Quali voglie?

Spacal- Vi offro un caffè, dei panini, un bicchiere?

Mirtillo- Vero! Con Mascherini abbiamo trascorso delle belle sere!

Spacal (a me)- Perchè sei qui?

Valentinuzzi- Per serigrafare una sua opera.

Spacal (interrogando con lo sguardo Mirtillo)- Congiuntura, una cosa dura?

Mirtillo (alzandosi di scatto)- Chi guida?

Imbarazzante, elegante, magico, il colloquio: incomprensibile per tutti: però io sono qui e vedo un GRANDE che mi commuove col suo Segno.

Luigi si lèva dalla sua poltrona e propone a Mirtillo di sedersi al suo posto. Mirtillo con il suo solito sguardo trasparente, esegue. Forse anche gli Angeli sono duri d’orecchio.

Poi Luigi mi parla: Non sono indispensabili i dibattiti sull’Arte: Io so solo che non è tanto importante essere una grande personalità artistica, simile ad altre e sotto l’influenza di altri; meglio è essere una personalità minore, ma quanto possibile genuina e originale...col mio lavoro ho tentato di dare un po’ di bellezza alla Vita che non è facile...

 

Naturalmente tutto ciò avviene di Notte.

 

Finite le parole ci colse il brivido dell’Alba.

 

Le notti dell’Arte sono simili alle notti dell’Amicizia e dell’Amore.

 

Notti vissute per il Tempo in cui non vi saranno più Notti...

 

 

Giorgio VALENTINUZZI

(tra le ore 14.00 del 5 ottobre e le ore 5.45 del 6 ottobre 1997)

 
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 

Questo catalogo

fu

progettato da

Giorgio Valentinuzzi

per

I CONTEMPORANEI a.c.

centro culturale

in Udine

impaginazione, revisione,

battitura testi

Giorgio Valentinuzzi

 

composto in caratteri

Times e Avant Garde

stampato da

Litografia Ponte - Talmassons (Ud)

                                        nel mese di maggio del 2001

 

 

 

 

 

 

 

Nell'occasione della manifestazione Orditi & Trame si potevano osservare
opere di scultura nei giardini delle abitazioni di Ariis - Rivignano (Udine)
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