Messaggero Veneto

sabato 30 ottobre 04

Le due Culture unite dall'informatica

L'esperienza del liceo udinese Copernico

 

 

Le due culture unite dall’informatica

L’esperienza del Liceo udinese Copernico

di MARIO TURELLO

Giorni fa ho avuto il privilegio di presentare un libro davvero unico: Il Copernico dal passato prossimo al prossimo futuro. La superadditività, edito dall’Editrice Universitaria Udinese Forum. Il volume curato da Otello Quaino e da Giuseppina Trifiletti, rispettivamente dirigente scolastico e docente di matematica e fisica al Liceo Scientifico Niccolò Copernico di Udine, raccoglie i contributi che insegnanti e studenti hanno elaborato e prodotto in occasione delle Giornate Scientifiche del 2001, ed è corredato da un cd ipertestuale-ipermediale che meglio ancora permette di apprezzare il valore disciplinare e la portata didattica di lavori che svariano dalla progettazione e realizzazione di robot (di De Marchi e D’Osualdo) a sceneggiature teatrali su temi storico-scientifici e logico-filosofici (Adriano Ceschia e Gianni Cianchi), da ricerche sulla prospettiva, la catottrica e l’anamorfosi (Alessandro Fait e Paolo Moro) a proposte di matematica ricreativa (Roberto Del Frate, Adriana Barbina), dalla dinamica alla crittografia e, nel segno di Italo Calvino, alla letteratura combinatoria. Ne hanno ben donde coloro che si stracciano le vesti per lo stato della scuola italiana: ma leggano a conforto questa pubblicazione che testimonia di tanto eccellente lavoro che, frutto della dedizione di bravi insegnanti e dell’entusiasmo trasmesso agli alunni, è spesso troppo poco divulgato per essere apprezzato (remunerato, poi...) quanto merita.

L’elenco che ho fatto dei temi e degli ambiti potrebbe far pensare a una molteplicità disparata di percorsi: e invece il progetto, ed è questo il suo pregio massimo, si proponeva di saggiare e praticare l’integrazione disciplinare mediante l’informatica, assunta a strumento immateriale del dialogo tra i saperi e gli specialismi, suscettibile di ricomporre la divaricazione che ancora (incresciosamente, nocivamente) sussiste tra le scienze umane e le scienze esatte: le cosiddette “due culture” (che sono invece semiculture), con effetti non di mera sommatoria, ma (l’annuncia il sottotitolo del volume) di superadditività, per cui il tutto risulta maggiore della somma delle parti. E l’assunto che il pensiero informatico percorra trasversalmente discipline apparentemente diversissime per oggetto e statuto è qui felicemente dimostrato dai singoli capitoli e dal loro organizzarsi in sezioni sotto titoli che potrebbero essere interscambiabili: L’umano allo specchio, Le regole del gioco, Immagine e Immaginazione per esempio ci dicono di una impostazione essenzialmente umanistica, o meglio neo-umanistica: quella prospettata da Italo Calvino nel saggio Cibernetica e fantasmi e praticata nella sua narrativa a cominciare dal Castello dei destini incrociati. Ed è proprio sulle teorizzazioni e sulle realizzazioni “informatiche” di Calvino che si è sviluppato il lavoro più consistente e significativo: le ampie relazioni di Franca Alborini sul romanzo e di Valter Peressini sul saggio riferiscono le preziosissime esperienze di lettura cui hanno guidato i loro studenti (indicati come coautori a pieno titolo), spingendosi oltre la semplice ricostruzione e analisi delle operazioni cibernetico-narratologiche, sino a interessanti congetture su alcune anomalie e latenze, in un’appassionata detection ermeneutica capace di autocritica, avvertita dei rischi del misreading e dei limiti dell’interpretazione cui richiama Umberto Eco. Bell’esempio di interstualità superadditiva

Il lavoro intorno a Calvino si è sviluppato anche negli anni successivi, portando alla realizzazione in due fasi, da parte di Franca Alborini, Romeo Crapiz e Mirka De Marchi e dei loro allievi, di una lettura-proposta didattica multidisciplinare delle Città invisibili (accessibile la prima versione in Internet, la seconda su cd: interessante il confronto) e nello scorso anno scolastico, di una vera e propria macchina narrativa, che nel mese di maggio è stata esposta, ma poco visitata, nella sala de I Contemporanei di via Mercatovecchio. Un’opera che coordinata da Crapiz, Trifiletti e Claudio Mirolo, ha coagulato le precedenti ricerche sulle teorie “cibernetiche” di Calvino e dell’Oulipo e molte altre sul giallo (la macchina produce trame poliziesche), sul paradigma indiziario, sui labirinti, sulle bottiglie di Klein,, sull’abduzione: un’esplosione rizomatica di conoscenze.

Tornando al volume, segnalo che oltre a quanto esposto durante le Giornate Scientifiche 2001 (organizzate dallo stesso Copernico e dall’Università di Udine) esso contiene anche alcuni interventi teorici: sui rapporti tra l’informatica e le altre discipline (Bitto e Trifiletti), sull’informatica e la scuola (Mirolo), su Calvino e l’informatica (Alborini, Crapiz, De Marchi) e del prof. Furio Honsell sulle potenzialità della scienza informatica considerata come ingegneria dell’informazione, teoria della computazione, teoria degli algoritmi. Il cd non solo integra i testi del cartaceo, soprattutto per quanto riguarda le illustrazioni, i grafici, gli schemi, ma contiene pure esperienze di astronomia e dinamica e altre ancora. Qualche parola voglio ancora spendere sulla ricerca di Adriana Barbina e allievi su Alice e il Grande Fratello: meraviglie e pericoli della manipolazione linguistica, che approda a un allarme sulle mistificazioni comunicative, del tutto in linea con il messaggio che (dall’Appeso dei tarocchi al “rovescio” della macchina narrante) lodevolmente hanno rilanciato i lavori su Calvino: la demistificazione dell’universo mediante la ragione e - perché no?- un po’ di giocosa (cosa serissima è il gioco) rivoluzione, Copernicana, of course.