Stefano BERSANI

Pittore e poeta (1872-1914).

 

 

 La domenica 26 ottobre 1925 furono trasportate a Melegnano le sue ossa. In tale circostanza avvenne la commemorazione solenne. Vedi anche il libro di Guido Marangoni, Stefano Bersani 1872-1914, Ed. Bestetti e Tumminelli, Milano 1915 con la sua fotografia e illustrazioni per ricordare la mostra postuma delle opere di Stefano Bersani nel Palazzo della Società delle Belle Arti di Esposizione Permanente in Milano. Vedi anche il fascicolo dell’Enciclopedia Melegnanese n. 33, a cura di don Cesare Amelli. Vedi anche “La Campana” novembre 1914, p. 394; 1928, p. 21; 1930, p. 370. Vedi anche “Il Melegnanese”, anno 5, n. 18 (1 ottobre 1972), pagg. 1-6 con grossa fotografia.

Stefano Bersani ebbe temperamento squisito di artista e di poeta. Ogni aspetto del vero, anche il più umile, anche il più comune, egli giudicò degno delle proprie fatiche pittoriche. Il tema di ciascuna delle sue opere era il buon pretesto per trasfondere la piena del suo sentimento interiore, profondo, inesauribile.

Seguì gli studi all’Accademia di Brera, dove portava anche la tristezza della sua malferma salute e delle sventure domestiche. Il premio “Mylius” vinto sui banchi di scuola lo incoraggiò, mentre la prima opera veramente notevole fu la “Fattucchiera Intanto si affermava con opere che interessavano fortemente la critica pittorica del suo tempo. Partecipò a molti concorsi, riuscendo vincitore a Firenze con il quadro dal titolo “Annunciazione”. E non meno affascinante fu il quadro “Il silenzio” con il quale vinse il “Premio Canonica”.

Intanto le diverse gallerie lombarde e non soltanto lombarde, e le case di ricchi nobili si arricchirono di quadri pregevoli che portarono il Bersani alla considerazione universale di ottimo pittore. Significativi i titoli dei suoi quadri: “Animali da cortile”, “Trillo delle allodole”, Il tempo non fa giudizio”,

”Per oggi basta” dove, alle visioni degli ampi orizzonti campestri, venne associando le figure doloranti dei forti figli della terra, piegati all’aspra fatica, curvi sotto il peso dei mucchi di grano o di fieno, rassegnati alla percossa del destino esistenziale dei poveri. E quattro opere si posero all’ammirazione dei critici: “In Giardino”, “Molino della linosa”, Oggi vacanza”, “Autunno”, dove si avverte una insolita ardenza di colorito e di esuberanza di vigore. Nelle due opere “L’ansia” e “L’attesa” affrontò il difficile tema di due fanciulle commosse da un brivido di timore e d’impazienza, nell’atmosfera di un bosco di fioriture iridescenti.

Il Bersani fu pittore anche di interni di edifici e di palazzi signorili; lavorò pure nell’ornamentazione di cappelle funerarie a Lodi, a Legnano, a Melegnano.

 

 

Il pittore melegnanese Stefano Bersani nato a Melegnano nel 1872 e morto nel 1914 fu un ottimo artista anche se poco conosciuto. Si preparò alla scuola di Brera con i grandi artisti del tempo Bertini e Lorenzuoli. Dall’accademia braidense uscì ricco di studio e desideroso di maturarsi nella tradizione della grande scuola pittorica lombarda.

La maternità, la natura, i sentimenti intimi dei cuore, il dolore, sono tra i principali motivi ricorrenti nella pittura di Bersani, temi universali che però Bersani vuole innestare in una atmosfera di raccoglimento. Basterebbe scorrere i titoli delle sue composizioni pittoriche per scoprire l’ansia della sua ispirazione: Madonna, Raggio di sole, Gioie materne, Carezze, Tenerezze materne.

Ma accanto al godimento dell’animo e della vita, gli atteggiamenti dei suoi personaggi non si aprono alla vivace esultanza, sembrano tradire una velata sensazione di contegno raccolto oppure, alle volte, di rassegnata sofferenza spirituale. Non a caso tra le sue opere più segnalate si pongono l’affresco Dolore e il dipinto Lago Triste. La poetica di Bersani, cioè la linea costante che rivela il suo mondo interiore, è romantica provinciale, la scelta voluta di realtà naturali, il tramonto, l’antro roccioso, le inferriate, gli alberi contorti, i muretti ed i cancelli, i vecchi mulini. Elementi quotidiani di ordinaria usualità. E sono i segni connotatori più tenaci dell’accettazione della poetica del Romanticismo provinciale, il quale, proprio negli ultimi anni del 1800 e nei primi del 1900 faceva le sue estreme anche se vigorose apparizioni. Una qualità che entra nella poetica di Bersani è la drammaticità, intesa non come tragedia di contrasti o di tensioni particolarmente sofferte quasi da eroi titanici, ma una drammaticità intesa come azione; i personaggi assumono un atteggiamento volutamente evidenziato; il quadretto Studio rappresenta una donna tesa ad esprimere la sua carica vitale e la sana esuberanza di femmina; l’affresco Sconforto nella cappella cimiteriale Tosi a Legnano, con una figura femminile in una posizione fisicamente impossibile sta a significare la provvisorietà della vita umana; e specialmente con il quadro ad olio dal tema Il tempo non fa giudizio ti sta davanti una robusta contadina che si erge e che campeggia in un’azione che non è quella soltanto di guardare le nubi:mediante la positura del corpo, la gamba tesa, l’arco delle braccia, è espresso un dialogo corrucciato tra chi vive della dura fatica campestre e un cielo sconvolto e capriccioso carico di nubi nerastre.

Ad introdurre una nota lieta, un aspetto della vita rasserenata, sono i dipinti Vecchio mulino di schietto sapore zoofilo, ed anche Oggi vacanza, una scena di gaia fanciulleria che certo deve avere colpito Bersani in un suo momento di grazia.Il discorso difficile su Bersani, finora mai affrontato, riguarda la sua pittura come “poesia”. Discorso difficile. Non tanto per affermare o negare la presenza delle sue componenti sostanziali della poesia che sono il sentimen-to e la fantasia trasfiguranti la realtà, ma perché ognuno di noi ha una sua personale autonoma sensibilità ed attività critica. Soprattutto sono i personaggi i protagonisti delle sue opere che hanno il fascino della poesia, ma hanno poesia quando sono immersi nella natura.

Bersani esalta il sentimento umano, è vero, tale celebrazione canta nel contrappunto con la natura partecipe: la natura e gli elementi più sensuali della natura - la donna, i fiori, la frutta, i cieli - sono gli stimoli su cui è cresciuta l’arte di Bersani. Ed ecco quindi le due costanti che sono tra loro in reciproca correlazione: il sentimento umano e l’incanto naturalistico.

Qui c’è tutto Bersani, colto nella sua essenza poetica. Qui dunque è la poesia: la proiezione sull’universo della natura come anfiteatro ideale degli affetti umani. L’interesse estetico riguardo alle opere di Bersani si manifesta quando si vuole stabilire un rapporto storico e collegare Bersani con il movimento del Divisionismo determinatosi in pittura dal 1885 al 1915, basato sul principio della scomposizione della luce nei colori dello spettro solare e della sua ricomposizione mediante l’addizione dei colori complementari. Il Bersani non potè - e non volle - ignorare il Divisionismo né sottrarsi alla sua evidente estetica assurta in primo piano dalla critica, sia perché non era facile disinteressarsi di un movimento così clamoroso, sia perché in Italia il Divisionismo si sviluppò soprattutto entro la scuola pittorica lombarda. Tuttavia ancora oggi non conosciamo fino a che punto influissero su Bersani le opere di Giovanni Segantini, di Angelo Morbelli, di Giuseppe Pelizza da Volpedo e di Gaetano Previati. Ma erano anche gli anni in cui la letteratura si presentava con la visione pascoliana in poesia, laminata dal canto delle piccole cose; erano gli anni del Crepuscolarismo di Gozzano, il poeta che aveva trovato nel dolore fisico e nel congiunto scetticismo di fronte agli ideali eroici, la situazione concreta che gli permetteva di esaltare la nostalgia della provincia, del buon tempo tradizionale, l’amore della gioventù e della sana bellezza.

Tuttavia Bersani riscatta la vita dolorosa con l’arte. Bersani malaticcio, costretto a letto di frequente, impossibilitato a costanti amicizie femminili e quasi trepido delle loro tenerezze, è in arte il creatore dei volti angelici, dei corpi affascinanti sorpresi nella loro esuberanza, è il pittore dei campi fioriti e gioiosi, dei giardini con intensa verzura, dei prati ansimanti di verde brillante. La pittura ha sconfitto il duro scarto esistenziale.