UN TEMPO
Racconti brevi
di
Giorgio Valentinuzzi
1973
VENT'ANNI
a mio nonno
(Luigi DRIUSSI, 1883-1971)
Luigi quel giorno compiva vent'anni. I muri del suo paese erano coperti da enormi scritte in nero: W IL 1883 CLASSE DI FERRO!!! In quello stesso giorno Luigi venne in città. In Piazza Grande era stato montato un tendone. Pigramente, i cavalli brucavano l'erba magra che cresceva sulle falde del terrapieno del Castello. Distesi nervosamente su delle panche di pietra disoccupati e nullafacenti fumavano, le dita giallognole, con i berretti calati sugli occhi. L'aria recava con sé un odore pungente di frittelle e un suono flebile di carillon. Appesa ad un gancio della tenda una tabella screpolata recitava la seguente, misteriosa, iscrizione. CHI ENTRA QUI DIVENTA MAGO. SOLO PER 3 CENTESIMI. Accanto al cartello, i piedi appoggiati su una cassetta di legno, c'era un figuro vestito di carta stellata: blu il cielo e bianche le stelle. Sul capo un imbuto metallico rabberciato alla meglio con dello stagno.
Luigi si fermò davanti all'attrazione. Scrutò il cartello. Lesse. Imbuto improvvisamente sciorinò: DA QUESTA PARTE BEL GIOVANE, IL PADIGLIONE DELLE MEERAVIGLIE, DIVERRAI MAAGO SENZA ACCORGERTENE, MOODICI PREEZZI!!!
Transitavano delle carrozze sulla strada di terra battuta e, rara, qualche automobile scricchiolante. Con la tromba, i fanali a petrolio, i passeggeri impolverati. I cavalli la guardavano ruminando. Un disoccupato cadde imprecando dalla panca. La leggera brezza di settembre spazzava lieve la piazza, la tenda si muoveva appena.
Luigi entrò. Sbatté un paio di volte le palpebre per abituare gli occhi all'improvvisa oscurità. C'era un tavolo rotondo, una candela vi ardeva al centro. Un uomo incappucciato stava seduto nella penombra con una bottiglia verde tra le mani.
All'esterno, un gruppetto di ragazzetti faceva la fila per entrare: tutti paganti. Imbuto sorrideva lieto per l'ottima giornata d'incassi. Le foglie erano rossicce sugli alberi e l'erba cominciava a seccarsi. Delle giovani coppiette salivano lentamente la stradina del colle. Di tanto in tanto si fermavano e dato uno sguardo dattorno, si stringevano forte le mani e si baciavano fuggevolmente.
VENGA, PREGO! Disse l'uomo col cappuccio. Luigi s'avvicinò al tavolo, il cappello in mano. Tremava un po'. LEI VUOLE ESSERE MAGO, NEVVERO? IO L'ACCONTENTERO'. SUBITO! Il ragazzo se ne stava allampanato, il copricapo serrato saldamente tra le mani umide. Le parole non gli venivano o gli sfuggivano gorgogliando di bocca. Il suo pensiero dominante era: OGGI HO VENT'ANNI, OGGI DIVENTO MAGO.
I ragazzi presero d'assalto la friggitoria: ingoiavano in due bocconi una frittella da un centesimo e in uno due da mezzo centesimo. Schiamazzavano e si rincorrevano tirando feroci calcioni ad un cappellaccio rinvenuto lì accanto. Il copricapo rotolava zigzagando in balia dei colpi inferti dai monelli. Impolverato, inzaccherato, finì nella vasca della fontana. Mentre andava giù, verso il fondo, tre pesci rossi gli scivolarono di fianco.
ECCO! DA BRAVO, MI DIA IL DITO. NO, L'INDICE. L'incappucciato guidò l'estremità di Luigi fin nel collo della bottiglia. Glielo immerse in una strana sostanza. Il ragazzotto fu preso da un tremore ancor più pronunciato. ECCO, ECCO: ANNUSI, ADESSO! Disse la voce nell'ombra. Luigi portò alle narici l'indice. Annusò. MERDA! Esclamò. MAGO! Replicò l'uomo. AVANTI UN ALTRO!
Quando ebbe voltato l'angolo, il ragazzo singhiozzò forte e prese a correre.