UN TEMPO
Racconti brevi
di
Giorgio Valentinuzzi
1973
IL MAGO
(a Yorama)
Ricordo vagamente che ci riunivamo d'inverno nel Buffet della Stazione Ferroviaria per discutere sui titoli da dare agli ipotetici libri che non avremmo mai scritto.
Appoggiati al banco d'alluminio opaco ingurgitavamo quartini di vino rosso. L'atrio era solitamente silenzioso a quell'ora e dalle porte-finestra appena appannate si vedevano transitare autotreni carichi di tronchi d'albero. Sui tronchi c'era la neve. Talvolta qualcuno spalancava una delle porte e una folata d'aria ghiacciata ci investiva. Rabbrividivamo nei nostri laceri pastrani.
Entrò il Mago. Ci salutò ossequiosamente e si presentò alla platea. Qualcuno, da dietro il banco di mescita, applaudì. Il mio vicino fischiò forte cacciandosi due mignoli in bocca. Il Mago girò attorno ai tabelloni con gli orari di partenza e d'arrivo dei treni e tornò davanti a noi. Una vecchia locomotiva sbuffava, fuori, da qualche parte. Il Mago chiese una sigaretta. L'ottenne da un tipo assolutamente normale (se) non avesse avuto una cicatrice che gli partiva dalla fronte e arrivava al collo finendo dio solo sa dove e una gobba molto pronunciata al centro della schiena. Il Mago, con un perfetto, assoluto, rapido movimento da prestidigitatore fece scomparire la sigaretta ai nostri occhi. Applaudimmo freneticamente. La sigaretta ricomparve tra le sue dita. Nuovo applauso. Anche l'uomo delle pulizie applaudiva: scopa e pattumiera appoggiate ad una parete umidissima. Chiazze d'acqua trasparivano dall'intonaco. Il Mago accese la sigaretta. Aspirava lentamente ed espelleva il fumo con eleganza. Alle mie spalle ruttarono sonoramente. Il Mago s'inchinò profondamente e sparì nella notte dietro le vetrate.