UN TEMPO
Racconti brevi
di
Giorgio Valentinuzzi
1973
IL FIENO
(Una storia vera)
Era tempo di fienagioni: i contadini andavano nei campi con carri trainati da corpulenti cavalli. Scaricavano gli attrezzi agricoli. Staccavano i cavalli dal carro e attaccandoli alla falciatrice iniziavano lesti a lavorare. Altri, con delle falcette tagliavano l'erba ai bordi del campo e negli avvallamenti. Un delizioso odore verde impregnava l'aria.
Una campana lontana annunciò il mezzogiorno ed essi si fermarono. Il cavallo, madido di sudore, venne coperto con un vecchio e rattoppato cappotto a quadroni. Il cavallo venne staccato dalla macchina. I contadini si raccolsero nell'ombra del carro per mangiare ciò che le donne avevano loro preparato. Nel pomeriggio rivoltarono il fieno e fecero ritorno a casa prima del buio.
Nel mattino appena nato, la vecchia e il bimbo si avviarono verso il cimitero. I campi tutt'intorno scintillavano di rugiada. Erano ricchi d'humus quei campi e crescevano il più bel radicchio della zona. La vecchia posò a terra il paniere. Con una lama recideva le piantine una ad una. Il bimbo correva intorno a lei in un girotondo. Sopra, un cielo senza nuvole. La vecchia era china e il grembiule unto e macchiato le si sollevava mostrando ruvide e tarmate calze scure fin oltre le ginocchia, dove due elastici annodati alla meglio, le sostenevano. Il bimbo aveva smesso di girarle intorno. Fissava qualcosa sulla cinta del cimitero. Nonna! - esclamò - c'è un uomo vestito di bianco sulla muraglia del camposanto! Lei non gli diede retta. Raccoglieva senza fretta ma rapidamente il radicchio, recideva le radici, strappava e gettava le foglie secche e lo poneva a manciate nella cesta. Nonna! L'uomo bianco mi fa dei cenni con la mano... Lei sollevò per un attimo il capo. Guardò verso il punto indicato dal nipotino. Non c'era nessuno sul muro. Il ragazzetto guardava rapito. Parlava con quell'uomo. La vecchia rabbrividì ma continuò il suo lavoro. Mi dice d'andar da lui...dice che mi sta aspettando...che devo seguirlo...nonna! Nonna! E proruppe in un pianto dirotto. La vecchia raccolse in fretta la cesta e preso il nipote per la vita s'affrettò verso casa.
Vi furono giorni di sole violento, i ragazzi del paese andavano a nuotare nelle pozze d'acqua stagnante del fiume. Si sdraiavano sui ciottoli caldi e a volte cantavano o stavano silenziosi godendosi quel momento di pace. Le lunghe dita del mais parevano volersi accartocciare. Nel tardo pomeriggio spirava a tratti un vento leggero che produceva mulinelli di pagliuzze sull'aia. Il cane allungava pigro le zampe e restava immobile. I gatti si dissetavano nella sua ciotola.
Il giorno della raccolta del fieno tutti si recarono al campo. Anche le donne, i vecchi. Anche il bimbo e la nonna. Ogni cavallo trainava due carri. Il fieno era stato ammucchiato in vari punti, pronto per essere immagazzinato per l'inverno. C'erano fiaschi di vino in abbondanza. Era davvero una festa, quel lavoro. I contadini, spalle abbronzate, capelli rossicci bruciati dal sole, occhi chiari, prendevano lunghe sorsate dai fiaschi e se li passavano con gesti di approvazione. Sputavano sulle mani e riprendevano le forche. Il fieno riempiva i carri fino all'inverosimile. I ragazzi più grandi stavano stesi sul fieno a cinque, sei metri da terra. L'odore dell'erba secca era eccitante. Evocava loro l'inverno quando distesi su quello stesso fieno facevano l'amore con le ragazze. Il bimbo s'arrampicò sul carro del padre. Nessuno fece caso a lui, non lo videro salire. Il carro era carico per metà. Il cavallo ebbe uno scarto in avanti. Il bimbo perse l'equilibrio e finì sui denti di una forca seminascosta dal fieno. Non ebbe nemmeno il tempo di urlare. Nei suoi occhi balenò per un attimo una figura bianca che scomparve rapidamente, smontando dal cavallo.