FUGA COL MATTO
In fondo al campo tra le erbacce e i rifiuti c'è una rete metallica. Cinge da quattro lati lo Spazio Demenziale. Il Matto ed io sfuggiamo agli inservienti bianco-vestiti e abbassandoci entriamo nel Buco.
Corriamo fischiettando per la strada polverosa, le mani in tasca. Entriamo nell'Osteria e beviamo un bicchiere di vino. La proprietaria è grassa. Il matto trinca un secondo bicchiere. Le fa la corte. Lei ride. Ha dei bei denti. Il locale è in penombra. Il Matto mi presenta. Lei ride. A me non piace questa storia. Voglio andarmene. Il Matto accende una sigaretta. Guardo le mosche sul tavolo accanto alle macchie d'unto. I due hanno fissato un incontro: il Matto ha le orecchie a sventola, il capo rasato a metà, il naso lungo, gli occhi sporgenti. Lei mi parla. Il Matto fissa il soffitto. Io replico balbettando.